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venerdì 20 marzo 2015

Francesca Woodman e Vivian Maier, breve analisi astrologica comparativa di due famose fotografe americane, 2a parte


Vivian Maier
La seconda parte di questo post (qui la 1a parte) dedicato alla fotografia americana moderna tratta di una artista completamente fuori da qualsiasi schema, difficilmente inquadrabile in una qualsiasi categoria né come persona né come fotografa, Vivian Maier.
Vivian Maier è stata una grandissima fotografa, ma in incognito dato che  nell'ambiente della fotografia nessuno sapeva della sua esistenza, e nemmeno chi l'aveva frequentata  ogni giorno si era mai immaginato potesse possedere un talento e una prolificità come pochi altri fotografi, e sì che qualcosa avrebbe dovuto suggerire quel suo andarsene in giro sempre con la fotocamera a tracolla...
Vivian Maier nasce a New York in una famiglia di immigrati europei, madre francese e padre austriaco (qui la biografia purtroppo su Wikipedia esiste solo in inglese), ma la sua fanciullezza trascorre principalmente in Francia nel paese materno di Saint-Bonnet-en-Champsaur nelle Alpi Francesi, intervallata da vari viaggi da e per gli Stati Uniti.
Il padre è una figura un po' ambigua, quasi sempre assente, va e viene, lascia ad altre persone il posto di capo famiglia, è la madre la persona sempre presente anche se di lei si sa ben poco, la Maier non ne parla molto.
Da giovane viene a contatto con la famosa fotografa americana Jeanne Bertrand, amica di famiglia, che senza dubbio deve averle dato le prime sommarie nozioni di tecnica fotografica o forse solo aver fatto nascere in lei la curiosità per un arte così moderna e alla portata di tutti.
Non riceve una istruzione adeguata e nel 1951, di nuovo a New York, comincia a lavorare in uno "sweatshop" come era chiamato nell'ambiente del lavoro di allora qualsiasi posto dove si facevano e ancora oggi si fanno lavori faticosi e si suda per una paga da fame (le lavanderie sono un ottimo esempio), ma nel 1956 si sposta a Chicago e cambia lavoro, dedicandosi alla attività che le darà da vivere per i seguenti 40 anni e cioè la babysitter, la "tata" per famiglie abbienti.

Non lo fa perché le piacciano particolarmente i bambini degli altri, non lo fa perché le piaccia vivere in casa d'altri, lo fa perché non vuole rassegnarsi a passare la vita ad abbruttirsi in lavori degradanti e ha capito che quello della "tata" nelle famiglie con figli è l'unico lavoro che può permetterle di non consumare rapidamente il proprio fisico e avere tutto il tempo libero che le serve per coltivare la sua unica vera grande passione della sua vita, la fotografia.

Per 40 anni farà il bagno, preparerà le colazioni, vestirà e accompagnerà a scuola i bambini delle famiglie che la ospitano, ma non lo farà mai come una missione, ma solo come un lavoro.
Un lavoro come un altro e si prenderà molte libertà nel farlo, come farsi accompagnare da bambini ancora piccoli nelle sue scorribande per la città, portandoli senza timore nei quartieri più malfamati, o in altri posti ben poco raccomandabili a persone sensibili come ad esempio lo scalo ferroviario del mattatoio comunale, senza dubbio  bellissimo posto per scattare fotografie di crudo realismo ma non per passarci dei pomeriggi con bambini al seguito...

New York, periferia anni 50'
Non c'è da stupirsi se alcuni dei bambini che la ebbero come babysitter  la ricordano come una magica Mary Poppins di Chicago e oggi portano nella memoria le ore passate con lei come eccitanti e straordinari momenti di vita e altri  invece se la ricordano con un certo terrore e rivivono quelle stesse ore come momenti da incubo, a lei non interessavano le loro reazioni, erano solo dei pesi da portarsi in giro per la città, e spesso li lasciava da soli ad aspettarla in qualche vicolo per addentrarsi in posti abbandonati dove sperava di trovare soggetti buoni da fotografare.
 
Vivian Maier ha avuto una sola passione totalizzante ed è stata la fotografia, qui si potrebbe anche chiudere il discorso su di lei, il resto sono solo dettagli.
 
Durante la sua lunga vita Vivian Maier non si sposò e non ebbe alcuna relazione sentimentale, era un essere solitario, non faceva e non coltivava amicizie, aborriva il contatto fisico con qualsiasi appartenente alla metà maschile del genere umano...e se qualcuno tentava un contatto anche solo per aiutarla la risposta poteva essere anche brutale, un bel pugno in faccia...
Gli uomini a suo dire erano solo dei maniaci e da alcune parole lasciate sfuggire sembra che da piccola avesse subito delle molestie sessuali da parte di qualche persona adulta e che la cosa le avesse procurato una vera e propria avversione per tutto ciò che poteva assomigliare a una relazione fisica con un uomo.
In tutta la sua vita non ha mai indossato vestiti che potessero essere considerati un minimo femminili, secondo alcuni vestiva come una massaia moscovita ai tempi di Stalin, e il suo unico chiamiamolo così vezzo era di indossare sempre un qualche ridicolo cappello possibilmente con la tesa rialzata sulla fronte per non farsi ombra mentre scattava foto.

la Maier compare come "ombra" proiettata sul muro in basso a destra 
La mancanza di una figura paterna affidabile da poter usare come riferimento durante la fanciullezza, la mancanza di altri affetti durante la vita, pian piano ne evidenziano le difficoltà di carattere, la rendono sempre più spigolosa, intrattabile, inavvicinabile, introversa e incline a nascondersi, i suoi ultimi datori di lavoro ufficialmente conosciuti ancora si ricordano del giorno in cui dovettero chiederle di trovarsi un altra famiglia perché loro proprio non riuscivano più ad andarci d'accordo e sopportarne le stravaganze e cominciavano a temere per l'incolumità fisica e psichica dei loro figli...

La qualità che più ha contraddistinto la Maier è proprio l'essere stata sempre stravagante, fuori dall'ordinario in tutte le manifestazioni della sua esistenza, nessuna esclusa.
Probabilmente dire che era una persona stravagante è un po' poco, possedeva infatti una intera collezione di manie, era un piccolo compendio vivente di disturbi della personalità o quantomeno stranezze nel comportamento.

Aveva l'abitudine di uscire con un registratore portatile e di fare interviste alle persone per strada o nei negozi, supermercati, parchi, ecc.ecc. chiedendo agli sconosciuti il loro parere sui problemi del giorno, fossero le elezioni, la guerra in Vietnam o la causa femminista o un recente fatto di sangue in città.
Era socialista, femminista e anticlericale e secondo lei nessuno poteva esimersi dal sapere cosa stava succedendo nel mondo e avere una opinione in merito, e lei era lì per ricordarlo a tutti e per registrare a futura memoria le opinioni del suo prossimo.

Un'altra strana mania della nostra fotografa era quella di non dare mai il proprio nome e cognome a chi glielo chiedeva, nemmeno ai negozi dove mandava a sviluppare o stampare le sue foto, dava sempre nomi falsi storpiando il suo vero nome.
A 80 anni ancora parlava con un forte accento volutamente pseudo-francese, solo per non farsi conoscere del tutto, per sviare le tracce, perfino le persone che le avevano dato lavoro per anni sono rimaste sorprese nel sapere che era nata a New York e non emigrata già da grande.
 
Il disturbo più serio però di cui soffriva Vivian Maier è chiamata oggi sindrome da accumulatore seriale o compulsivo, un disturbo da lei contenuto sempre in limiti sopportabili, mai portato ad estremi livelli, ma pur sempre una indicazione di un disturbo psicologico di una certa rilevanza.

una parte delle carte conservate da Vivian Maier
 
Essere degli accumulatori seriali non impedisce però di essere degli artisti o dei geni nel proprio campo, anzi come dicono alcuni psicologi un disturbo ossessivo centrato sulla raccolta di informazioni non è altro che un modo per sfogare energia creative e ritrovarle più tardi in altra forma come prodotto artistico, come ha detto e scritto qualcuno "il mio disturbo ossessivo compulsivo ha peggiorato la mia vita ma migliorato il mio lavoro" .

Ed è così che un po' come Andy Warhol e le sue famose capsule del tempo o Stanley Kubrick e le sue 400 casse di documenti vari, Vivian Maier accumulava, in scatole e scatoloni,  nella sua stanza e poi in depositi affittati appositamente per questo scopo, oltre alle sue foto tutto ciò che la riguardava personalmente come abiti, cappelli, scarpe, e anche le registrazioni delle interviste, i filmini girati con la sua macchina da presa amatoriale, centinaia di manifesti elettorali, tutte le lettere e le ricevute e scontrini di una intera vita, a migliaia e tutti annotati; ma soprattutto centinaia e centinaia di giornali quotidiani che formavano vere montagne di carta e le lasciavano appena lo spazio per muoversi, causando anche problemi nella staticità della casa in cui viveva,  costringendo il proprietario a puntellare da sotto i pavimenti della sua stanza, incurvati dal peso eccessivo di quintali e quintali di carta stampata.
Non contenta delle innumerevoli pile di giornali accumulati in casa, aveva raccolto in decine di cartelle i ritagli di giornali che riportavano fatti di sangue, omicidi, stupri, violenze contro bambini o donne, come se avesse bisogno di essere continuamente rassicurata sul fatto di aver ragione nel considerare il mondo un posto pieno soltanto di violenza e morte, un posto da documentare ma non da vivere, in cui essere solo testimoni e mai dei partecipanti.
Era come se ad ogni ritaglio messo via lei potesse esclamare "..ve lo avevo detto io!...bisogna fare attenzione..!"
Infine, per chiudere la parentesi sulla sua ossessiva relazione con i giornali, da cui era morbosamente attratta, la Maier ha fotografato centinaia di giornali esposti nelle edicole, nei distributori di giornali, per terra, sui marciapiedi, nei cestini dei rifiuti, giornali nuovi, vecchi, ecc.. ecc.. se ne vedeva uno non poteva far a meno di immortalarlo su negativo, e il bello è che sono sempre scatti di assoluta qualità... 
 
Qualsiasi cosa tu dica non ti credo.......
La sindrome da accumulatore seriale è oggi presa molto seriamente dai medici che ne attribuiscono di solito l'origine a una grave mancanza di affetto da bambini o anche a episodi di violenza subita sempre da giovani.
Chi soffre di questa sindrome accumula oggetti per compensare l'affetto non avuto o avuto male, inizia a farlo come una sorta di terapia che se però prende il sopravvento, come a volte accade, diventa una vera e propria malattia...

Ma Vivian Maier a mio parere era soprattutto una accumulatrice di immagini e momenti della vita che la circondava, fotografava il mondo perché voleva tenerne memoria, a differenza di Francesca Woodman la Maier è stata una fotografa di istanti reali, lei non preparava scene da ritrarre per dimostrare una tesi, fotografava perché non si perdesse memoria di quel dato luogo, di quei soggetti che le avevano attirato l'attenzione in quel dato momento poichè "fotograficamente perfetti".
Ma io penso che conservare la memoria fotografica di quel momento e luogo, scelti perché perfetti, significasse per lei soprattutto la conferma di essere viva e presente al mondo, qualcosa che la faceva star bene.

Vivian Maier è stata una collezionista di istanti, di coincidenze di spazio e di tempo.


le quattro età dell'uomo (della donna) , titolo mio...

La foto qui sopra è un esempio perfetto dell'idea di come si può congelare un istante di vita dando alla foto una identità precisa, un significato, una estetica.
Il gruppo di figure forma  un quadrato quasi perfetto con la donna più giovane come centro focale della foto, ma ciò che conta è il movimento dato dal quadrato (di per sé la forma geometrica più statica che esista)  diviso in due triangoli di uguale grandezza (l'ipotenusa formata dalle teste dei due bimbi) ma di qualità diversa, in contrasto tra loro, poichè uno vivo e colorato e quello opposto semplicemente statico e scuro, questo contrasto crea movimento così come ulteriore movimento è generato dalle teste ognuna rivolta in una direzione diversa.
Poi c'è la contrapposizione tra il bimbo piangente e quello sorridente, la contrapposizione tra l'auto ferma sul lato sinistro della foto e quella in movimento sul lato destro, la metà superiore della foto con soggetti statici e la metà inferiore con soggetti in movimento.

Una ulteriore indagine ci permette di scoprire come i colori siano collegati in questa foto in una maniera assolutamente geniale anche se casuale e impossibile da replicare; ci sono solo tre linee di colore della foto che spiccano sullo sfondo scuro e neutro e sono:
1) la linea a  zig-zag che parte dall'angolo in basso a destra e sale verso l'angolo in alto a sinistra, formata dal bianco della striscia sull'asfalto, la chioma bianca della vecchietta, dal cofano della macchina a destra, dal marciapiede , dalla finestra e dal muro della casa sullo sfondo.
2) la semiellissi con il vertice volto verso il basso formata dal giallo delle tende dei negozi sullo sfondo, dalle strisce dei marciapiedi e dalla maglietta del bambino in braccio alla mamma.
3) la curva formata dal rosso del giubbotto del bambino, dal collo del vestito della donna, dalle labbra del bambino che piange, dai fanalini dell'auto a destra.

Le linee che collegano le macchie di colore si incrociano al centro della foto e danno alla foto una intensità e un movimento assolutamente straordinari, ma la pietra di volta e anche chiave di lettura di questa foto è dato dalla vecchietta che passa dietro il gruppo familiare...provate a toglierla e la foto muore, sia come estetica che come significato, è come se dicesse "....ciò che importa è che alla fine tutto finisce come me..."

Nella foto sono rappresentate le quattro età dell'uomo (o della donna) e se noi ne contiamo solo tre è perché ci dimentichiamo della fotografa, ed è esattamente quello che lei voleva....
La Maier non è come la Woodman, non appare se non negli autoritratti, non ci si chiede chi è a fotografare, perché la Maier è sempre un testimone freddo e neutrale, che registra il momento, non vi partecipa, fa di tutto per rimanerne fuori e non disturbare anche se alla fine uno non può non chiedersi chi sia l'autore o autrice di una foto così straordinaria...

Un angolo di ripresa più basso o più alto di un palmo, la foto scattata un solo secondo dopo o un secondo prima e questa foto non sarebbe più stata la stessa, questo è il segreto dei fotografi (pochissimi) dotati di occhio fotografico perfetto, che sanno cioè catturare l'istante perfetto, quello che arriva e poi in eterno non tornerà più... ma una volta che è dentro la pellicola, congelato, diventa un istante eterno...

Vivian Maier ha iniziato a fotografare seriamente più o meno quando nasceva Francesca Woodman  e dopo aver passato una vita intera a collezionarne istanti e a trasformarli in attimi di eternità, è morta all'età di 83 anni, nel 2009 a Chicago, per i postumi di una brutta caduta nel parco cittadino dove passava le giornate sulle panchine, ridotta in povertà e sola.
Ormai lei non sapeva più badare a se stessa, dopo la sua morte sono stati ritrovati assegni a suo nome rilasciati dalla assistenza sociale per un valore di diverse migliaia di dollari...mai riscossi...del resto lei non aveva mai badato troppo al denaro, il denaro che guadagnava le serviva solo per pagare pellicole e stampe...
Anche tutta la sua opera era rimasta chiusa in depositi affittati appositamente ma che ad un certo punto, mancando i pagamenti degli affitti, furono svuotati e il contenuto messo all'asta senza che la Maier ne fosse neppure informata, avevano un suo nome falso....

Le peripezie che hanno contraddistinto la scoperta del materiale e la sua pubblicazione dopo la morte della Maier sono ormai di dominio pubblico, al momento in cui scrivo è in corso una causa legale tra gli scopritori e ora proprietari del materiale fotografico e chi invece ne rivendica il Copyright...e non è una contesa da poco, ballano ormai i milioni di dollari perché la Maier è diventata famosissima dopo la morte e la sua opera è molto richiesta da gallerie di tutto il mondo.

Se la sua opera non fosse stata messa all'asta forse sarebbe andata distrutta o persa e non avremmo magari mai conosciuto un'artista di una qualità così straordinaria.

Vivian Maier ha lasciato al mondo un'opera ciclopica costituita da circa 150.000 foto, di cui molte sono solo in negativo ancora mai stampate e circa 2000 rullini di foto mai nemmeno sviluppate.

Sono circa un rullino al giorno, ogni giorno della settimana, ogni settimana dell'anno per circa 50 anni.....e nessuno aveva la minima idea di tutto questo lavoro di una intera vita...nessuno si era mai chiesto cosa mai se facesse quella strana babysitter di tutte le foto che scattava....

Nessuna delle foto scattate da Vivian Maier è mai stata esposta al pubblico prima della sua morte.

La Maier infatti ha mantenuto privato e nascosto il suo lavoro fino all'ultimo, non ha mai cercato di vendere o pubblicare i suoi lavori, per quanto da alcune delle sue lettere si può evincere che era pienamente consapevole del valore artistico della sua opera e che ne fosse anche orgogliosa, può darsi si fosse anche pentita di non aver mai osato cercare una approvazione esterna, ma lei era fatta così...

Vivian Maier è oggi etichettata dalla critica come una Street Photographer, una fotografa cioè che si occupa di documentare la condizione dell'uomo nella città, e che ciò che avvenga per strada o meno non importa, significa documentare il tessuto sociale e non l'architettura cittadina.
Ma a mio avviso Vivian Maier è una fotografa che non può essere inquadrata in nessuna categoria, la sua fotografia è molto più che una mera descrizione della vita della città e dei suoi occupanti, come ho detto sopra lei registrava tutto ciò che il suo occhio fotografico considerava interessante e unico, persone e cose in una particolare combinazione di spazio e tempo che rendono le sue foto attraenti, nostalgiche, toccanti, espressive al massimo specie quelle in bianco e nero.
I soggetti possono essere suddivisi principalmente in autoritratti, la sua ombra, bambini, persone, accattoni, folla, architettura urbana, giornali, cestini, paesaggi e per ogni categoria ci sono migliaia e migliaia di foto.... 
un autoritratto "preso... al volo"
Gli autoritratti  comprendono tutte le possibili ed immaginabili varianti di ciò che può essere definito un autoritratto indiretto, eseguito cioè puntando l'obiettivo verso una superficie riflettente e non verso se stessi.
Specchi di ogni dimensione, vetrine di negozi, coprimozzi di ruote d'automobile, vassoi, lastre di metallo, ecc... ecc... tutto ciò che è in grado di riflettere le immagini è stato usato dalla nostra fotografa per riprendersi con la macchina fotografica al collo, di solito guardando nel mirino della sua fidata Rolleiflex 6x6...
Per finire il discorso fatto più sopra, ogni suo autoritratto preso al volo è una sorta di firma posta nel mezzo del rullino, come dire "...sono io, sono Vivian Maier, queste foto sono mie, questa città è la città dove vivo anche io, questo è il tempo in cui vivo anche io..."
In definitiva si potrebbe dire "....fotografo (me stessa) e dunque sono...." 
Una variante è la serie delle foto della sua ombra, prese sempre in esterno,  con l'aggiunta nella foto di qualche elemento estraneo all'ombra, a volte  per rendere la foto più significativa altre invece solo per bilanciare le masse chiare e scure e migliorare l'estetica.
La foto esposta più sopra con l'ombra della Maier proiettata sul muro di un palazzo dall'altra parte della strada è un esempio di queste foto con in più qualcosa di drammatico, di misterioso, che dona a questa foto una atmosfera assolutamente unica e leggermente inquietante, l'ombra della Maier sembra quella di una sentinella o guardiano che veglia (o spia) sul quartiere.  
Non a caso quando qualche estraneo le chiedeva cosa facesse come lavoro lei non menzionava mai il lavoro di babysitter ma rispondeva sempre "...sono una specie di spia..."
 
La foto qui sotto invece è una foto della sua ombra con all'interno un suo autoritratto, ed è una immagine altamente toccante, tragica nel suo significato forse voluto e forse nò, probabilmente frutto solo del suo inconscio al comando come sempre quando si parla di prodotto artistico, non sappiamo se la scelta è stata consapevole o meno ma la sfera metallica o di vetro con la sua immagine molto piccola riflessa all'interno è posta in posizione fortemente simbolica, come fosse un utero artificiale, e la foto sembra voler dire a chi guarda "...tutto ciò che posso (voglio?) creare sono altre me stesse, che creano altre me stesse, che creano...." , e poichè solo lei guardava le sue stesse foto questa foto in particolare è come un corto circuito, è una foto che può anche risultare disturbante, dopo tutto è una confessione di una realtà intima al massimo grado, ma proprio per questo è rivelatrice di un disagio esistenziale che la farà vivere ai margini della società ma allo stesso tempo la porterà ai vertici della sua arte.


autoritratto con ombra
La Maier fotografava anche edifici cittadini ma di solito come sfondo o come panorama urbano, bellissime alcune sue foto di New York prese dall'alto, ma quando vedeva un muro o una struttura artificiale  lo riprendeva  senza esitazione con un occhio così fotograficamente perfetto da lasciare a bocca aperta, qui sotto una foto di un angolo di New York, con la contrapposizione fortissima dei sei esili paletti stradali che si alzano dal suolo e dell'enorme piede di sostegno della sopraelevata che scende invece dall'alto, il tutto reso "fotografico" dalla presenza di due figure umane immobili, anch'esse come pali, e che danno contemporaneamente una scala di lettura, una profondità e una prospettiva all'immagine, la bilanciano nella suddivisione delle masse chiare e scure e rendono la foto inquietante e potente allo stesso tempo.
Notare anche la contrapposizione tra le righe bianche orizzontali e la verticalità di tutti gli altri elementi. 
 


Ma passiamo alla sua carta natale, anche per la Maier  i pianeti sono posizionati solo nei segni zodiacali dato che non sappiamo l'ora di nascita della nostra fotografa, ed è un peccato ma vedremo di fare comunque senza della domificazione anche se il discorso sarà un po' generico così come è stato per la Woodman nella prima parte di questo articolo.
La carta sembrerebbe ad una occhiata frettolosa abbastanza semplice dato che è formata solo da tre sestili, due trigoni, due quadrature, due opposizioni e due antiscie, con un gruppo di quattro pianeti in congiunzione multipla in un unico segno, ma le cose non sono così semplici come sembrano.
 
Vivian Maier, tema eretto per le ore 12:00
 
Sole e stellium in Acquario mettono subito in evidenza come i segni e i pianeti importanti nei temi natali dei fotografi siano un po' sempre gli stessi e cioè, Aquario, Vergine, Gemelli, Toro, Urano, Nettuno, Saturno, Mercurio, Venere, Marte.
 
In questo tema l'Acquario è molto importante in quanto la presenza allo stellium con i pianeti personali è piuttosto significativo e fa sentire meno la non conoscenza del segno Ascendente.
Il Sole in Aquario è in suo esilio, l'individualità è al servizio del prossimo, la vita degli altri è considerata più interessante, il mondo esterno è sia la casa che palcoscenico del soggetto, l'acquariano è sempre un "freddo" aiutante, dona la sua saggezza, la sua cultura, la sua arte o la sua mano d'opera in mancanza d'altro,  ma è sempre un po' distaccato, con scarsa empatia visto che, malgrado la speranzosa fiducia dei seguaci della New Age nell'arrivo di una età meravigliosa, l'Acquario è segno di aria e governato in prima battuta da Saturno, quindi ciò che fa è sempre un atto più calcolato e dovuto che non sentito.
 
Se poi la Luna del soggetto è peregrina nel freddo segno di terra della Vergine allora ecco che si capisce un bel po' della nostra fotografa che sente il bisogno soprattutto di mettere ordine, catalogare, organizzare, raccogliere tutto ciò con cui entra in contatto, per non perderlo e non perdersi...che non si affanna troppo al pensiero dei pargoli a lei affidati ma si preoccupa molto di più di ciò che ha sottomano da fotografare, anzi da congelare nelle sue pellicole fotografiche.
Uno degli aneddoti che meglio illustra la freddezza della Maier è quello in cui la madre di uno dei bambini affidati alla fotografa viene avvertita che suo figlio è stato investito davanti casa da una automobile, corre a casa in fretta e furia e trova un mucchio di persone in crocchio attorno al bambino steso sull'asfalto con la "tata" che  si aggira intorno alla piccola folla, l'occhio incollato alla macchina fotografica in cerca di una buona inquadratura.
 
Qualcuno si chiederà " ma come?.... il segno dell'Acquario così pronto ad immolarsi per il prossimo, a mettersi al servizio della società e poi il segno della Vergine così dedicato al servizio degli altri, al lavoro, al dovere, alla cura meticolosa nel proprio lavoro, che predispone le infermiere e i medici, che fa i buoni domestici e le persone di servizio in generale....come può questa accoppiata dare questi risultati??"
 
Beh...basta ricordarsi che il vero lavoro della Maier non era fare la babysitter ma la fotografa e quindi tutta la cura meticolosa, l'ordine, la dedizione al lavoro erano appunto dedicati allo scattare foto, lei si sentiva al servizio della società quando scattava foto non quando faceva la babysitter...
La Luna in Vergine le faceva preferire quelle famiglie dove, oltre ad un salario sicuro anche se modesto, vi fosse ordine e cura della casa e lei potesse fruire di una camera con servizi tutta per lei in modo da poter contare su un deposito sicuro e affidabile  per le sue foto e i suoi giornali... ecc... ecc...
 
La Maier ha ben quattro pianeti personali in segno d'aria (Acquario) e uno dei tre rimanenti in segno di terra, gli altri pianeti in segni d'acqua e fuoco sono quasi tutti generazionali e quindi non riescono a compensare questa preponderanza d'aria e terra nel tema. 
Mi chiedo spesso come si possa analizzare il tema di una persona senza fare una analisi anche breve della natura dei segni occupati dai pianeti personali.
 
Il Sole è come detto disposto principalmente da Saturno e secondariamente da Urano, da una parte il pianeta della serietà e responsabilità, delle tradizioni, della riservatezza e freddezza nei rapporti con gli altri, dall'altra parte il pianeta della originalità, della novità, a cui piace agire sempre fuori dai canoni stabiliti, eccentrico e non disposto a cambiare facilmente idea se pensa di aver ragione, entrambi si intravedono abbastanza chiaramente nella vita della Maier.
Saturno è nello Scorpione e ha qualità di controllo e investigazione molto marcate.
Urano è in Pesci opposto alla Luna e vedremo poi come questa posizione sia abbastanza difficile.
Il Sole è quindi sotto l'influenza di questo segno d'aria così diverso da tutti gli altri, così rivoluzionario in natura, soprattutto così indipendente da non amare lavori abitudinari con eccessive limitazioni e regole di comportamento...il Sole in Acquario è anche tipico di chi non sopporta troppo i legami famigliari e preferisce una vita vissuta all'esterno, magari da solo e non legato da rapporti troppo stretti e vincolanti.
Sole e Luna sono in segni disgiunti e pertanto non comunicano in alcun modo, e ciò può riferirsi senz'altro all'assenza del padre e alla mancanza di rapporti tra i genitori, ma è anche un segno di squilibrio tra la volontà e i bisogni del soggetto, il sole vuole la libertà di vivere in maniera originale mentre la luna ha bisogno di vivere nella certezza di una esistenza stabile e ben programmata.
 
Per non perdere la sua sicurezza la Maier non si è mai lanciata nel mondo del giornalismo e del reportage, niente studio fotografico, niente lavoro indipendente,  niente fama e notorietà ma tutto sommato l'Acquario riesce a vivere anche nell'isolamento o nell'ombra e poi il frutto del suo lavoro assolutamente originale non è andato affatto perduto e anche se postuma il suo nome ha acquistato una notorietà di primo livello...
La Luna e Urano opposti tra loro li ritroviamo nella fotografia riprodotta più sopra come "ombra con autoritratto", a parer mio nessuna parola può esprimere meglio di questa foto la combinazione di questi due elementi Urano (l'artificiale, il nuovo) e la Luna (la fertilità, la gravidanza) in opposizione (negazione) tra loro.
Luna in aspetto negativo con Urano dà carattere imprevedibile, eccentrico predisposto a problemi nervosi, ma regala spesso grande talento e capacità intellettive fuori dalla norma e non facilmente accettati.
La Luna è disposta da Mercurio, il mercurio virginale che bada ai particolari più minuti, che si perde nell'enumerazione meticolosa e la raccolta di tutte le informazioni possibili sullo stesso argomento, che per guardare con troppa cura al singolo albero finisce per non vedere la foresta, che per voler conoscere come è fatto ogni singolo ingranaggio non riesce a capire perché e come funziona la macchina che ha fra le mani...
Mercurio è congiunto a Giove e anche, per antiscia a Saturno, e inoltre congiunto al Sole e  quindi combusto.
Mercurio afflitto dalla combustione con il sole dà una intelligenza speciale, spesso non riconosciuta se non tardivamente (vedi qui mio post su Einstein) e un modo di comunicare speciale tutto suo, mentre la congiunzione con Giove ipertrofico e Saturno restrittivo porta mercurio a esagerare (150000 foto quando una foto costava e come...!) e allo stesso tempo a restare defilato e non mostrarsi, le stesse 150000 foto rimaste chiuse in scatole fino alla sua morte...
Ma la doppia congiunzione di Mercurio con i due giganti fa anche si che il soggetto non ami perdersi in chiacchere su argomenti di poco conto, ma preferisca comunicare con serietà e responsabilità sia nella forma che nel contenuto, e le immagini di una intera vita sono lì a dimostrare come la Maier non abbia sprecato nè tempo nè pellicola fotografica per ottenere immagini banali senza importanza, come le tipiche fotografie da turista o da fotografo della domenica.

Luna e Giove sono entrambi in segni sterili assieme a Venere, la Luna opposta a Urano e Giove è congiunto a Saturno per antiscia, anche se non abbiamo i governatori di casa 5a e 11a (i figli del soggetto e del partner) possiamo dire che secondo l'astrologia classica c'erano poche probabilità di concepire dei figli.
L'altra opposizione è tra Venere e Nettuno, due pianeti di solito amici ma che in questa carta non vanno d'accordo e descrivono una situazione di impossibilità a coniugare fantasia e affettività, visione e sensibilità artistica, non dimentichiamoci che Nettuno è il pianeta che di solito viene associato alla Fotografia in generale, dato che simboleggia la chimica e non c'è dubbio che i processi di sviluppo e stampa di una foto (con le immagini che appaiono a poco a poco sul negativo o sulla carta) sono operazioni esattamente riflesse nei significati di Nettuno.
Questa opposizione porta allora al realismo, al documentarismo, alla Street Photografy, la creatività è bloccata a livello del "qui e ora" , niente visioni o fantasie personali messe in bianco e nero alla Woodman, niente fotoritocchi, solo la realtà nuda e cruda, anche se resa esteticamente molto valida da una tecnica superlativa.

La foto qui accanto è un esempio della fotografia della Maier ma anche un modo per entrare nel suo tema natale.
Soggetto, inquadratura, luci... tutto è estremamente formale, perfetto in ogni dettaglio come richiede la Luna in Vergine,  le donne sembrano delle marionette, immobili, come appese alle linee scure simili a corde sul muro,  il punto focale della foto, costituito dalla prima figura di donna, è perfettamente centrale ma ciò è reso possibile solo perché c'è la sua stessa ombra a far da contrappeso e riportare in simmetria il gruppo di donne, le linee di fuga prospettiche sono rivolte verso destra ma l'ombra scura in alto sulla sinistra forma un triangolo scuro che taglia la foto e ottiene il doppio risultato di bilanciare perfettamente le masse scure e chiare e di fermare le quattro figure nella parte centrale della foto, la linea verticale scura sul margine destro della foto blocca le linee prospettiche, ma blocca anche gli sguardi delle quattro persone, sono prigioniere di quell'istante, in quello spazio, tutto freddamente e magistralmente ripreso dall'occhio fotografico della Maier.
Dalla foto emana un senso di staticità, solitudine e abbandono malgrado siano inquadrate quattro persone, una foto che forse simboleggia la condizione delle persone nella grande metropoli che offre tante comodità ma rende le persone estranee le une alle altre, ognuna per sé; sono in attesa di una corriera o del destino? hanno una meta o vogliono solo andarsene lontano da lì, in un posto qualsiasi...? forse hanno capito che per loro non cambia niente da qualsiasi parte vadano...

E' una fotografia che con il suo senso di immobilità e solitudine ci porta  diritti a Saturno, il pianeta che con Urano governa l'Acquario, il pianeta che fa da sfogo all'opposizione Luna Urano, ma anche con due difficili quadrature a Venere e Nettuno...Tutto passa per me, sembra dire...qui comando io...io sono Kronos, il Dio del tempo e questo istante è mio...

Non deve sorprendere che le foto della Maier assomiglino al suo tema, dopotutto gli artisti non fanno altro nelle loro opere che parlare di se stessi, gli scrittori scrivono sempre di se stessi, i pittori dipingono sempre se stessi, i musicisti cantano sempre e solo se stessi, e i fotografi non fanno altro che fotografare se stessi qualsiasi soggetto ci sia poi nella foto, e se ciascuno è fatto come il suo tema natale allora nell'opera di ogni artista non può che essere raffigurato il tema natale, che la fotografa sia la Woodman o la Maier non cambia niente, cambia solo la disposizione dei pianeti nel cielo...

Troviamo dunque la fredda e pratica luna della Vergine, il Sole e Mercurio acquariani, e soprattutto Saturno che mette lo zampino in tutta la carta.
Se guardiamo infatti ai punti di sfogo delle opposizioni vedremo che esse hanno entrambe due pianeti, Marte e Saturno, uno e l'altro alternativamente come punto di sfogo che scioglie l'opposizione e come punto di sfogo che crea una tensione fortissima e problematica, e non esiste per il soggetto alcun modo per riuscire a sfuggire a Saturno in quanto ogni volta che viene coinvolto in transiti o direzioni un qualsiasi pianeta del tema ecco che gli aspetti riportano tutto a Saturno.
Dispiace non poter avere la domificazione del tema poichè sarebbe stato interessante vedere in quale casa si trova Plutone, che è senza aspetti principali, e può quindi regalare ad una sola casa tutta la sua profondità, la potenza e la energia psichica che possiede per simbologia astrologica...

Ad oggi, in soli 6 anni dalla scoperta della sua opera e la pubblicazione su internet delle prime foto, non si contano le mostre retrospettive, i dibattiti, i blog e le esposizioni che hanno portato Vivian Maier sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, ma anche fatta conoscere al grande pubblico, che non pare mai averne abbastanza delle sue foto, è l'artista del momento, con le debite eccezioni, il MOMA di New York ha rifiutato di aprire una galleria con le sue foto in quanto non artista riconosciuta, non avendo mai pubblicato le sue opere mentre era in vita...preferisco non commentare...

Io invito coloro che sono stati così pazienti con me da seguirmi fino a queste ultime righe ad andare sui seguenti siti dove potranno guardarsi un centinaio di foto di Vivian Maier, almeno fin che rimarranno aperti, nessuno sa dove porterà la guerra tra avvocati in corso oggi sulla proprietà del nome di una delle più grandi fotografe dello scorso secolo.
 

sabato 28 febbraio 2015

Francesca Woodman e Vivian Maier, breve analisi astrologica comparativa di due famose fotografe americane, 1a parte

Francesca Woodman
Da vecchio patito del bianco e nero non ho mai cessato di occuparmi di fotografia e così recentemente mi sono imbattuto in un paio di articoli su queste due grandi fotografe americane le cui opere mi hanno sempre appassionato e che da tempo volevo analizzare da un punto di vista astrologico.
Mi sono allora deciso a scrivere questo articolo (diviso per comodità di lettura in due post separati, qui la seconda parte dell'articolo su Vivian Maier) dedicato a due donne assolutamente diverse ma uguali per importanza dato l'enorme impatto che la loro opera ha avuto sulla cultura e sulla società americana e non solo americane, malgrado la riluttanza dell'establishment a considerarle delle vere artiste.
Purtroppo di nessuna delle due si conosce esattamente l'ora di nascita per cui mi limiterò ad analizzare il loro tema natale solo per i riflessi sulla loro attività di fotografe, sul modo di essere artiste e di fare fotografie.
Le analizzerò una alla volta per non confondere il lettore e comincerò dalla più famosa e controversa delle due, Francesca Woodman.
 
Francesca Woodman (qui la biografia) nasce a Denver in Colorado, il 3 aprile 1958  in una famiglia di artisti, spesso chiamati collettivamente "i Woodmans",  il padre è noto pittore e anche fotografo, la madre è invece famosa come ceramista, il fratello illustratore.
Trascorre l'infanzia e adolescenza tra gli Usa e l'Italia dove i suoi genitori possiedono una casa per le vacanze e in cui trascorrono quasi tutte le estati, inizia a fotografare a 13 anni. 
Francesca frequenta anche per un anno le scuole elementari in Italia e impara a parlare e scrivere in italiano, negli Stati Uniti si iscrive alla scuola d'arte Rhode Island School of Design (RISD) continua la sua attività di fotografa e nel 1977/78 è di nuovo in Italia a Roma per un periodo di perfezionamento.
In questo periodo frequenta la famosa libreria Maldoror  e diventata amica dei proprietari qui viene a contatto con le eredità del surrealismo del futurismo e simbolismo dei primi anni del 900, conosce artisti come Segneri, Dessì, Mirri, Luzzi, frequenta l'ambiente artistico della Transavanguardia Italiana.
Francesca Woodman: autoritratto

Qualsiasi siano le sue radici artistiche il pensiero artistico della Woodman è tutto suo e assolutamente originale, non paragonabile a nessun altro del suo tempo, si potrebbe inquadrarla nell'Arte Concettuale ma come si può leggere qui più sotto la Woodman è per una preminenza  fondamentale e irrinunciabile  dell'estetica a prescindere dalle teorie che stanno all'origine della foto.
La Woodman compare spessissimo nelle sue stesse foto, con il corpo ritratto quasi sempre nudo ma mai rappresentato nella sua interezza, c'è sempre una buona parte di lei, di solito il viso, nascosta o deformata o semplicemente tagliata dalla foto, qualcuno dice che la Woodman ama camuffarsi nel paesaggio o ambiente che la circonda, qualcuno ha usato il termine nascondersi, qualcuno mimetizzarsi, altri con-fondersi,  lei parlava di "essere assorbita".
Questo suo mostrarsi negandosi nello stesso tempo, questa specie di gioco a nascondino con i destinatari delle sue immagini, diventa il leitmotif  della sua fotografia, lo ritroveremo nella sua carta natale, come un ambiguo richiamo di soccorso  "ho bisogno di aiuto, cercatemi... sono qui... " o come un sottile gioco di provocazioni "...chi c'è qui?...sono io?... oppure non sono io?..."
Il corpo nudo è stato un soggetto di importanza cardinale nella tematica dei surrealisti e Dadaisti di inizio secolo, basti pensare a Man Ray, ma la produzione artistica della Woodman è stata qualcosa di più di una semplice trasposizione su carta fotografica delle proprie visioni o di una ricerca puramente estetica (vedi la produzione di Erwin Blumenfeld).
Questo il testo tratto da un suo scritto che cercava di dare un senso logico e razionale (come se ciò fosse sempre possibile....) al suo modo di fotografare, ciò che secondo lei stava dietro alle sue fotografie, al suo lavoro di artista.

"L’idea per Space era molto più solidificata due o tre anni fa. Avevo l’idea di illustrare fisicamente metafore letterarie (the white lie) e di fare metafore fisiche per idee morali (la reputazione). E tuttavia, lavorando lentamente ad altri progetti, ho smarrito la particolarità di questa idea e sono venuta fuori con un gruppo di immagini che non illustravano nessun concetto specifico ma sono la storia di qualcuno che esplora un’idea […] seguiamo la figura che cerca di risolvere l’idea come se fosse un problema matematico e di inserirsi dentro l’equazione. Un paio di mesi dopo […] sono ritornata alla teoria originale per illustrare Self-deceit […] la cosa che mi interessava di più era la sensazione che la figura, più che nascondersi da se stessa, fosse assorbita dall’atmosfera, fitta e umida [....] una prova per intensificare la sensazione di atmosfera ... pesante e nuvolosa...la teoria dietro l'opera è importante ma per me è sempre secondaria alla soddisfazione dell'occhio..."

Francesca Woodman non scatta istantanee, pianifica attentamente ogni foto, come seguisse una  una sceneggiatura, prepara la scena in tutti i dettagli, dispone le luci e gli attori, e solo dopo che tutto ciò che era stato pianificato è stato eseguito si può scattare la foto, momento diventato solo un piccolo passo dell'intero processo creativo...
Le sue foto non catturano l'attimo che fugge, non vogliono farne memoria,  non c'è spazio per i ricordi, il solo scopo è far nascere in chi guarda nuove o vecchie sensazioni, eccitazioni, che non sono mai volute, e arrivano senza pietà...le sue foto non sono leggere nè facili, sono foto da subire...non da guardare, il nostro sguardo non riesce mai a penetrare nella foto ma è sempre la foto a penetrare in noi...perché le sue foto sono sempre delle storie o meglio delle recite di cui non ci è dato conoscere la trama ma solo qualche scena, senza sapere nemmeno di quale atto...e chi guarda ad ogni foto ritorna alla fine col pensiero al richiamo " ...venite a cercarmi...!!!)

Scriveva la Woodman "....ti ecciterai, caro amico, osservando un'immagine, ma non saprai mai che cosa vi è dentro...."

senza titolo
La Woodman conosce tutti i canoni della "buona" fotografia ma li usa per provocare, per indurre in chi guarda un moto di sorpresa o di imbarazzo, come quando ci si trova di fronte ad un comportamento stravagante, non adeguato alle circostanze...se guardiamo la foto qui accanto notiamo come non vi sia un punto focale dell'immagine, allo stesso tempo la foto è correttamente composta nelle masse chiare e scure per creare un effetto dinamico, di movimento e non di staticità, chi guarda è costretto a chiedersi di chi è la mano che sorregge il braccio, quale lo scopo della foto...il seguito del movimento delle mani e braccia, ciò che verrà dopo....salvo non sapersi rispondere e restare semplicemente ammaliati dalla sinuosità del bianco immerso nel nero e viceversa...fotografia intrigante come tutte le sue ... mai banali ...e nemmeno mai così disturbanti come invece succederà spesso per altre fotografe/performers che la copieranno e cercheranno inutilmente di imitarne lo stile senza possedere la stessa sensibilità e la stessa qualità estetica.
 
Le foto della Woodman non sono mai dei semplici scatti, per aggiungere ulteriori livelli di interpretazione e renderle ancora più misteriose e ambigue la Woodman usava tutte le tecniche note e meno note di produzione fotografica sia prima che durante che dopo lo scatto, doppie esposizioni, tempi lunghi di esposizione, mascheramenti ecc.ecc. dobbiamo ricordare che le sue foto sono state scattate negli anni '70 quando al fotografo era consentito lavorare in camera oscura solo sulle foto in bianco e nero, essendo il colore una tecnica ancora nuova che implicava l'impiego di grandi macchinari e tecnologie complicate e costose, poco suscettibili di essere adoperate dal singolo artista nel suo piccolo laboratorio.

Se fosse vissuta al tempo della fotografia digitale e di Photoshop forse Francesca Woodman avrebbe usato un diverso linguaggio fotografico ma non lo sapremo mai, purtroppo la Woodman è morta giovanissima, suicida, nel 1982 a New York, dove aveva cercato con scarsi risultati di imporsi come fotografa/artista.
Aveva anche iniziato ad usare un diverso stile nel suo lavoro, cercava di liberarsi dai codici estetici dei suoi primi anni di fotografia ma non ci riusciva, quei codici erano troppo biografici, rappresentativi della sua identità, era come negare se stessa...

Il suo libro fotografico dal titolo alquanto significativo di "Some disordered interior geometries" (la traduzione letterale come riportata di solito è " Alcune disordinate geometrie interiori" ma la totalità dei critici italiani non riflette sul fatto che il termine "disorder" non è stato scelto a caso dalla Woodman dato che in inglese ha anche il significato di malattia, di malessere fisico o psichico) era stato rifiutato, mal accolto, non capito e lei era stata messa in un angolo ...come scriveva ai suoi amici italiani "... l'unico  problema è che il mondo dell'arte qua ti dimentica se te ne vai cinque minuti..."

Dalla mole dei suoi lavori emerge il quadro di una persona con una evidente e forte necessità di aiuto psicologico, anche se nessuno ha saputo indicare una causa unica e certa come motivo del suo suicidio, credo che una indubbia propensione alla depressione, la delusione professionale, lo stress provocato dalla situazione di stallo creativo in cui si trovava, il timore di non riuscire a ritrovare gli stessi stimoli nel suo lavoro, anche la nostalgia per i periodi passati in Italia siano stati tutti i tasselli di un disagio che alla fine ha causato la sua fine così prematura.
Un po' di tempo prima di suicidarsi aveva scritto  "Ho dei parametri e a questo punto la mia vita è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza di caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate".


E' del 1973 la prima foto di Francesca Woodman, un "selfie" ante litteram
 la foto è scattata per mezzo di un bastone che aziona l'otturatore
 già in questa prima sua foto il viso è nascosto.
Francesca Woodman è diventata negli anni un'icona della cultura e arte americana moderna, dalla prima mostra postuma del 1986 fino ai giorni nostri la sua fama è andata aumentando a tal punto che ogni anno si moltiplicano le mostre retrospettive, incontri e dibattiti che vengono tenuti in suo nome un po' in tutto l'occidente, ha fotografato se stessa e il suo mondo interiore per soli 9 anni, dal 1973 al 1982,  lasciando ai posteri poco più di 800 foto.

Quando è morta era all'inizio della sua carriera artistica, anche se qualche critico  ha scritto che la Woodman non era ancora una vera artista, poichè formalmente  aveva appena terminato il percorso di allieva fotografa, fatto sta che la verità incontrovertibile è una sola e cioè che la sua opera è stata e sarà ancora di esempio e ispirazione (e purtroppo anche di banale copiatura) per tantissimi fotografi di estrazione culturale e sociale le più diverse.
Il suo enorme talento e la morte in giovane età ne hanno fatto un vero e proprio mito del nostro tempo ma non è mio compito di astrologo  giudicare il mito ma solo a capire i meccanismi che hanno contraddistinto la sua opera.
Non so perché ma mettermi a rovistare nelle pieghe della sua personalità per altri motivi mi sembra non accettabile e non lo farò.
 
Ma veniamo al tema natale di questa artista; nel complesso vediamo che il tema non è affatto gravato da un eccesso di aspetti negativi come il neofita si aspetta sempre nei casi di persone la cui vita è finita tragicamente ma è invece segnato da un numero ben maggiore di aspetti positivi soprattutto trigoni che dicono molto su come sia fallace l'idea di una vita serena e felice per chi possiede tanti aspetti positivi, specie trigoni, nel suo tema.
Al contrario l'astrologia insegna che di solito l'eccesso di trigoni in un tema segnala l'incapacità a fronteggiare le avversità quando arrivano, nel tema di Francesca Woodman per esempio non ci sono aspetti di quadratura che coinvolgano pianeti personali, nessuna possibilità di farsi fin da subito le ossa affrontando i contrattempi della vita, le inevitabili sberle che il destino ci riserva fin dall'infanzia...
La mancanza di quadrature in un tema segnala  sempre una mancanza di stimoli, meno ostacoli da superare e in definitiva meno occasioni di confronto e dialettica con l'ambiente esterno e la stessa famiglia.
Ma cerchiamo nel suo tema soprattutto le tracce della sua indole artistica e vediamo che nella sua carta natale sono molto evidenti un gruppo di alcune opposizioni e alcune antiscie, che danno nell'insieme una indicazione univoca e precisa della direzione artistica ed esistenziale presa dalla Woodman.

Per prima cosa notiamo la configurazione chiamata del rettangolo mistico e formata da quattro pianeti uniti da due opposizioni, due trigoni e due sestili.
Ogni pianeta è contemporaneamente il punto critico di stallo e blocco di una opposizione e anche punto di sfogo dell'altra opposizione, per cui la configurazione è estremamente dinamica ma a tal punto che c'è il rischio di perdere di vista gli obiettivi personali e finire le energie in una frenesia di attività che si rincorrono senza costrutto.
Cominciamo l'analisi del rettangolo con l'opposizione più pesante e significativa delle due e cioè il sole opposto alla luna, da ariete a bilancia, non importa se l'ora di nascita è ignota dato che la luna per tutto il 3 aprile 1958 è in bilancia e quindi sempre in opposizione al sole secondo le regole degli antichi.
L'opposizione sole luna è a volte difficile da vivere e molto dipende dal resto del tema,  purtroppo la mancanza della domificazione non ci consente di sapere quali settori della sua vita sono stati maggiormente influenzati da questa opposizione ma anche senza questa possibilità resta il fatto che i luminari quando sono in opposizione diventano una sorta di perenne ostacolo alla propria realizzazione personale, la difficoltà se non l'impossibilità di conciliare gli opposti rimane anche se eventuali aspetti positivi di trigono e sestile possono servire a mitigare lo stress dovuto all'effetto frenante di questa opposizione rendendola un po' più dinamica e creativa.
Il Sole in Ariete, disposto da Marte, è abbastanza tipico degli artisti che lavorano fisicamente con il proprio corpo o sul proprio corpo, dei performer, dei creativi, di coloro che danno il via alle mode, fanno da trascinatori, da apripista, caratterizza però anche coloro che sono i primi a lasciare il campo di battaglia (di lavoro e carriera) se il loro contributo non viene apprezzato a sufficienza, è un segno di fuoco e il fuoco dell'ariete è (se non sostenuto da segni di terra a sufficienza nel tema) una vampata che si esaurisce in fretta.
La Luna in Bilancia, disposta quindi da Venere, è tipica invece di tutti coloro che sentono il bisogno di vivere ed esprimersi in ambiente esteticamente di qualità. soffrono le condizioni di lavoro pesanti o in ambienti sgradevoli o volgari, è una Venere che usa il cervello, la logica e la diplomazia, vuole intorno a se la bellezza e la pace.
Tanto il sole in Ariete è eccitato e frenetico tanto fredda e composta è la Luna in Bilancia e anche se tra sole luna evidentemente c'è opposizione troviamo le caratteristiche di ambedue i luminari  nel lavoro della Woodman, la sensualità esibita dai nudi è sempre espressa senza eccessi, senza mai cadere nella vera e propria trasgressione o nella volgarità,  cadute di stile che avrebbero potuto portare a letture e interpretazioni inappropriate e fuorvianti, nelle sue foto c'è sempre un rifiuto a lascarsi andare completamente, l'artista si ferma sempre un passo prima di arrivare all'estremo...il Sole moderato dalla Luna...in altre parole Marte moderato da Venere.

senza titolo, Roma, 1977-78
Il secondo aspetto di opposizione di questo rettangolo è quello tra Marte in Acquario  e Urano in Leone, questa opposizione è meno difficile di quella precedente in quanto marte è sì in sua caduta e urano in suo esilio ma ognuno dei due riceve l'altro con buona dignità essenziale compensando così le debilità.
Non si può però tacere del fatto che questa opposizione si presenta negli individui dotati di carattere polemico e poco propensi ad ascoltare i suggerimenti degli altri, devono agire in assoluta libertà e fanno sempre e comunque di testa loro, fino alle estreme conseguenze.
Marte in Acquario è sinonimo di volontà di esprimersi secondo le proprie convinzioni senza curarsi della tradizione o delle regole, lavora male da solo, produce meglio e di più quando il nativo opera in cooperazione, ma questo è dato solo agli individui più elevati spiritualmente, di solito indica personalità rivoluzionarie nel loro campo di azione, che non amano l'ortodossia e non amano farsi dire cosa e come fare...tipi tosti da non sottovalutare, il pericolo è che la loro voglia di disfare tutto non si rivolti contro di loro stessi e diventi distruttiva invece che costruttiva.
Urano in Leone è un pianeta generazionale e quindi non gli si deve dare troppa importanza in questa analisi ma va detto comunque che in questo segno Urano dona il massimo di creatività e ricerca della espressività personale, ottima posizione per coloro che per altri fattori astrologici sono portati alle espressioni artistiche di qualsiasi tipo, ne fà degli artisti d'avanguardia, ma che amano operare come solisti...

Consideriamo poi che  Marte e Urano nella teoria funzionano anche come punti di sfogo per l'opposizione Sole Luna : Marte quindi come creazione artistica non ortodossa e quasi eccentrica, diversa dai canoni fin ad allora accettati, invenzione che tiene conto delle qualità di Sole e Luna fondendole in un tutt'uno di rara originalità...e Urano che conferma una volta di più le qualità fuori dall'ordinario del soggetto.
Di solito una opposizione tra sole e luna in un tema natale porta anche significati di tensioni familiari, disaccordi tra genitori, ma poichè non sembra essere questo il caso, i genitori sono ancora insieme dopo più di cinquant'anni di matrimonio, è più probabile che l'opposizione si sia manifestata solo a livello psicologico personale e pertanto abbia avuto i suoi sviluppi solo in campo artistico.
Non ho d'altra parte informazioni sufficientemente valide sulla vita affettiva della Woodman per poter fare affermazioni sulla sua capacità di conciliare o meno razionalità e istinto nei rapporti con l'altro sesso.

Un altra opposizione abbastanza importante è quella tra Mercurio in Toro e Nettuno in Scorpione, Mercurio taurino è un mercurio pratico e realista, vuole vedere le sue idee messe in pratica, diventare oggetti, forme, cose da poter sperimentare con i sensi e non solo con la ragione, è molto adatto a chi vuole mettere insieme idee e forma e struttura, esattamente come fanno i fotografi e artisti figurativi in genere.
La parte difficile di questo accoppiamento tra la leggerezza di mercurio e la pesantezza del toro è l'ostinazione e la difficoltà ad accettare anche solo l'idea di modificare le proprie ...idee, c'è la quasi impossibilità a cambiare rotta una volta presa una direzione.
Nettuno è pianeta generazionale quindi possiamo solo accennare alla mistura di confusione, inganno, perdita di identità causate da Nettuno e la spinta data dalla propria sessualità, il desiderio di conoscere per possedere, di ricercare le cause dietro gli eventi, date dal segno in cui si trova e cioè lo Scorpione.
Qui l'opposizione tra Mercurio e Nettuno, aspetto bloccante e non dinamico, genera inganni, illusioni, sfiducia in se stessi, le esigenze di dettaglio e precisione di Mercurio non vanno d'accordo con il confusionario Nettuno, lo sfogo di questa opposizione sarebbe Plutone che essendo però il pianeta generazionale per eccellenza può essere usato solo conoscendone  la posizione in mundo cioè nelle case, mancando ciò si limitare ad aggiungere una certa ossessione, maniacalità,  nelle manifestazioni di Mercurio visto e considerato che tra questi due pianeti vi è una congiunzione per antiscia abbastanza stretta.
Mercurio tra l'opposizione a Nettuno e il trigono/antiscia a Plutone si trova nelle condizioni di comunicare in modo potente e determinato ma allo stesso tempo confuso e ingannevole: gridando e tacendo, dicendo e non dicendo, affermando e negando, mostrando e nascondendo, e le fotografie dell'artista sono valida testimonianza di questo suo modo di comunicare.
Francesca Woodman
titolo:  self-deceit (autoinganno)
Nella foto qui accanto non troviamo rappresentato alcun corpo fisico umano ma bensì una traccia, un fantasma, uno spirito, l'eco di una presenza, come se la foto fosse testimonianza di una seduta spiritica invece che di una seduta fotografica, ecco Nettuno come assenza di forma e struttura, il titolo è poi una dichiarazione di quanto sia importante nell'arte della Woodman l'opposizione tra Mercurio e Nettuno.
Possiamo anche notare come i nodi lunari siano posti in maniera da evidenziare se possibile le caratteristiche della fotografia dell'artista, un eccesso di energia in entrata che alimenta la visione, l'ispirazione con il nodo nord congiunto a Nettuno, mentre il nodo sud congiunto a Mercurio sta a sottolineare il settore, cioè la comunicazione, dove sono spese tutte le energie del soggetto.
Per ultimo consideriamo Venere che è l'unico pianeta vocazionale che possiamo trovare in questa carta dato che gli altri pianeti vocazionali che dipendono dalle case 10a, 6a e 2a non possono ovviamente essere identificati mancando l'ora di nascita e la conseguente domificazione..
Gli antichi consideravano Venere davanti al Sole come segno di carriera artistica (arti figurative per lo più)  o di mestieri che riguardano il bello, il costoso, il femminile e tutto ciò che è destinato al piacere.
La parte che riguarda la professione artistica è evidentemente conforme alla vita della Woodman, soprattutto se consideriamo la congiunzione per antiscia che Venere forma con Nettuno, non dimentichiamo di rimarcare come Venere sia in Acquario e quindi dotata come Marte di molta originalità e creatività ma soprattutto di una estetica al di fuori dei canoni comunemente accettati; anche la sua femminilità è al di fuori delle norme e convenzioni.
Questa congiunzione viene considerata molto favorevole in quanto Venere va molto d'accordo con Nettuno, co-signore del segno dei Pesci in cui Venere si trova secondo tradizione esaltata.
Ne consegue una Venere mistica, che dona un potere di attrazione molto forte verso il prossimo, quasi ipnotico, una immaginazione vivissima e un inconscio fertile e creativo, l'unione tra la sensualità di Venere e l'illusionismo di Nettuno dà origine alla qualità allo stesso tempo sensuale ma eterea di molta dell'opera della Woodman.
Anche il sestile con Saturno è un marchio di fabbrica degli artisti con grande talento, Saturno dona infatti la capacità di mettere in pratica le proprie tendenze estetiche, inoltre è indice di serietà di intenti nelle relazioni affettive e frugalità che esprime sia nella vita domestica che nella professione.
Nel campo della scrittura e del disegno Saturno rappresenta il "nero" della linea o della macchia , e nel nostro caso nessun altro pianeta potrebbe essere più adatto a significare l'uso quasi esclusivo del bianco e nero fatto dalla Woodman nella sua opera.
La contrantiscia con Mercurio invece rafforza i problemi di comunicazione falsata che tende a confondere il recipiente.

Ci sono ancora molti aspetti del tema che varrebbe la pena analizzare ma mi pare che quanto detto fin qui basti per tracciare una identità astrologica del fenomeno Francesca Woodman come fotografa e artista.
Alcuni noteranno come io non abbia parlato della quasi opposizione tra Venere e Plutone e tra Mercurio e Giove, ma queste pseudo opposizioni che coinvolgono pianeti posti in segni NON in opposizione tra loro non agiscono mai come vere e proprie opposizioni, ma più come Quinconce ovvero aspetti di non-comunicazione.

La fotografa Vivian Maier che sarà presa in esame prossimamente, nella seconda parte di questo articolo, sarà un personaggio assolutamente diverso anche se alla fine altrettanto grande come artista e fotografa (checchè ne pensino le istituzioni ufficiali).